—  I Calendari del Rito di Misraïm  —

-  Importanza simbolica dei calendari  -

 

Misurare lo scorrere del tempo è sempre stato, per ogni civiltà e cultura, una necessità fondamentale: monitorare il fluire incessante di giorni, notti e stagioni, con le loro peculiarità climatiche, significava domarlo, costringendolo in un preciso percorso circolare, nell’eterno ritorno, come si legge in un’antica iscrizione egizia: «L’Eternità non ha fine, dunque non ha inizio. L’Eternità è un cerchio. Se viviamo, dobbiamo continuare a farlo per sempre e se viviamo per sempre, siamo nell’eternità, come il cerchio».

D’altra parte il nome stesso di anno, sembra derivare da anus, cerchio e ad Anna Perènna erano dedicate le preghiere con le quali iniziava un nuovo periodo, né può sfuggire la correlazione fra il tempo ciclico e la celebre immagine dell’uroboros.

Costringere l’incalzare affannoso del tempo, all’interno di un calendario, scandirlo in frazioni sempre uguali, comprendere quali fossero i momenti propizi e quelli infausti, significava, restituirlo al sacro, modularlo secondo il volere degli dei, collocarlo nell’ambito della creazione, che aveva sconfitto il caos originario.

Scrive Chevalier: «Stabilire un calendario significa rassicurarsi, organizzare il tempo così come si costruiscono le dighe per regolare il corso di un fiume; significa di dare l’impressione di dominare, regolamentandolo, ciò da cui non si può sfuggire».

Potremo affermare, riferendoci a Guénon, che il calendario consente di passare dal “tempo lineare”, che tende a perdersi nella nebulosa sfera del nulla, a quello circolare, ritmato da solstizi ed equinozi che, con la propria ripetitività, simboleggia la sopravvivenza della vita, pur in una dimensione diversa.

In altre parole, tale strumento di misura, consente di trasferirsi dal piano dell’indeterminato a quello del determinato, secondo un processo di sacralizzazione che ha la stessa valenza individuata da Eliade per lo spazio. La contrapposizione dell’omogeneo al disomogeneo, dell’indifferenziato al differenziato, rimanda, infatti, all’atto creativo, alla volontà benefica che ha opposto all’abisso del caos, il regno dell’armonia.

Si legge nel Saggio di religioni comparate: «L’esperienza religiosa della disomogeneità dello spazio è un’esperienza primordiale paragonabile alla fondazione del mondo. E’ la spaccatura operata nello spazio, infatti, a consentire il costituirsi del mondo, rivelando il punto fisso, l’asse centrale per ogni futuro orientamento. Quando il sacro si manifesta in una ierofania, ciò non equivale soltanto a una spaccatura nell’omogeneità dello spazio; equivale anche alla rivelazione di una realtà assoluta, opposta alla non realtà della vasta distesa circostante. Il manifestarsi del sacro crea ontologicamente il mondo».

Il tempo veniva piegato, costringendolo in una griglia di riferimenti, desunti dai movimenti dei corpi celesti, nella quale erano inseriti giorni lieti e altri oscuri, momenti prescelti per gli dei o per i trapassati, istanti dedicati alla gioia o all’espiazione. Insomma, vi era, come recita Qoèlet, un tempo per tutto e la vita dell’uomo, le sue liturgie, ricalcavano, il divino ordine universale. Commenta lo stesso Eliade: «Il Tempo sacro, ha l’aspetto paradossale di un Tempo circolare, reversibile e recuperabile, una specie di eterno presente mitico reintegrato periodicamente attraverso i riti».

Per imbrigliare il tempo, era necessario però costruire un tale percorso, piegare la retta fino a ottenere la circonferenza. Di conseguenza furono individuati, dei “marcatempo” in eventi che si ripetessero con assoluta precisione. Ciò permise la nascita di sistemi di computo, i calendari che, a seconda dei diversi fenomeni astronomici osservati, furono lunari, solari, lunisolari, o siderali, come per gli antichi costruttori delle piramidi, che calcolavano il tempo sotiaco, improntato sull’osservazione di Sirio. Contestualmente l’inizio delle datazioni, con le conseguenti ere, fu fatto coincidere con avvenimenti ritenuti di fondamentale importanza per la comunità. La fondazione della città, la presunta creazione dell’universo, un fatto di particolare importanza religiosa, divennero i momenti d’origine del gruppo, l’attimo dal quale iniziò la storia.

Concepito il metodo e il momento dell’origine, nello scorrere del tempo, furono enucleati degli inserti sacri che consentivano al fedele di rivivere l’evento primigenio che aveva dato corso al succedersi fattuale. In quei giorni “Kronhos” cessava di divorare le ore e «l’uomo diveniva contemporaneo di tali eventi sovrastorici».

Soren Kierkegaard, nel suo tentativo di dimostrare come il singolo individuo sia l’unico criterio interpretativo dell’universale, riprese tale assunto, insito nelle culture primigenie e lo sviluppò. Così egli, riferendosi al cristianesimo, colse nella solennità liturgica, la capacità del credente di farsi contemporaneo a Gesù di Nazareth, vivendo in prima persona il momento del Natale e della Passione. A tal proposito annota ancora Eliade: «Periodicità, ripetizione, eterno presente: questi tre caratteri del tempo magico - religioso concorrono a illuminare il significato della loro non omogeneità di questo tempo cratofanico e ierofanico rispetto alla durata profana».

Premesso ciò, ne consegue che del calendario se ne occupassero solo specialisti del sacro. In Israele, ad esempio, fino al IV secolo, era il Sinedrio stesso a occuparsi del succedersi dei mesi, determinato dal riapparire della Luna nuova. D’altronde la stessa Torà attribuiva grande importanza al calendario poiché in Genesi si legge che le luci del cielo «[…] siano come segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni». Un concetto simile lo si ritrova nel Corano dove, nella Sura di Giona vi è scritto: «E’ Lui che ha fatto il sole per lo splendore, e la luna per la luce, e ha regolato il corso di questa con stazioni, poiché possiate conoscere il numero degli anni e computare il tempo».

La massoneria, che scorre nel vasto alveo della Tradizione, recepisce il valore simbolico del tempo ciclico al quale fa continuo riferimento. L’osservazione simbolica del periplo solare, il richiamo costante alla giustezza “dell’ora e dell’età”, sottolineano, nello spazio cultuale del tempio, la necessità di sacralizzare anche il tempo, trasportandolo entro i parametri ben delineati dell’eterno ritorno. A ciò fanno riferimento i numerosi simboli, come il delta collocato alle spalle del Venerabile. L’occhio, che vi è inserito, non è né destro né sinistro ma centrale. Esso rappresenta il «terzo occhio … che tutto vede perché posto nella perfetta simultaneità dell’eterno presente». Non può poi sfuggire la relazione fra la figura del segretario e la simbologia lunare. Se la regina della notte, con le sue fasi, scandisce il divenire e, ritmandone lo scorrere, lo misura, rapportando il contingente al trascendente, il segretario, “memoria collettiva della loggia”, fissa la storia dell’officina e il suo operare, per consegnarla alle nuove generazioni. Se, nel “mondo profano”, vi è una progressione lineare degli eventi che cancella il passato, abbandonandolo all’indifferenza collettiva, nella loggia, niente viene perduto. La ciclicità del tempo latomistico fa sì che il divenuto entri a far parte del vasto alveo della Tradizione che si ripete e affida, a nuovi soggetti, l’esperienza personale del singolo.

Queste considerazioni hanno fatto sì che il calendario assumesse un’importanza simbolica notevole, strumento anch’esso di riflessione, approfondimento e indagine. Non vi fu Rito che non individuasse una data di origine, dalla quale iniziare un metodo di calcolo, ove ogni aspetto, ogni dettaglio, avesse un profondo significato simbolico.

- Il calendario nell’antico Egitto -

 

Nell’antico Egitto suddivisione dell’anno era scandita dalla levata eliaca di Sothis, Sirio. Fra il 4380 e il 2220 questo fenomeno avveniva poco prima del solstizio d’estate e preannunciava la piena del Nilo. La stella era l’emblema di Iside, che era raffigurata come una donna a cavalcioni di un cane, recante una cornucopia con la quale elargiva prosperità ai nati di donna. Più tardi, per la precessione degli equinozi, Sirio perse la sua funzione di sentinella del fiume, giacché, verso il 500 a. C., la sua apparizione in congiunzione col Sole, avveniva solo il 24 Luglio, ma rimase l’emblema della grande dea, la genitrice di Horus, la sposa fedele di Osiride.

Sirio era considerata «la regina delle trentasei costellazioni che presiedevano le trentasei decadi nelle quali si suddivideva l’anno». Le decadi si raggruppavano in 12 mesi di 30 giorni così raggruppati:

 

Scha:Autunno

 

1° mese Thot Inizio: 29 Agosto

2° mese Paophi Inizio: 29 Settembre

3° mese Athyr Inizio: 28 Ottobre

4° mese Khaoiak Inizio: 27 Novembre

 

Pre: Inverno

 

5° mese Tybi Inizio: 27 Dicembre

6° mese Mekhein Inizio: 26 Gennaio

7° mese Noth Inizio: 25 Febbraio

8° mese Pharmouthi Inizio: 27 Marzo

 

Schemon: Primavera - Estate

   

9° mese Pakhous Inizio: 26 Aprile

10° mese Psyrie Inizio: 26 Maggio

11° mese Epiphi Inizio: 25 Giugno

12° mese Mesori Inizio: 25 Luglio

 

I cinque giorni che non erano conteggiati dal calendario erano detti epagomeni e, posti alla fine dell’anno, individuavano un periodo al di fuori del tempo che, come tale, era riservato alla nascita degli dei principali: Osiride, Horus, Seth, Iside e Nafitis.

Gli epagomeni, annunciati dalla costellazione della Vergine, erano una sorta di spazio transumano, che evocava eventi ancestrali, dai quali era dipeso il destino dell’universo e dell’uomo che, col viaggio agli inferi e il rito della psicostasia, aveva vinto la morte.

- I calendari del Rito di Misraïm -

 

Nel rito di Memphis, come in altri riti egizi è in uso l’Anno di Vera Luce (A:.V:.L:.) che si esprime sempre con nove 0 divisi in gruppi di 3 (000.000.000). Questo non numero esprime l’eternità dell’attività divina, nel corso della quale gli Universi si succedono agli Universi, le creazioni alle creazioni. Per i mesi si adoperano quelli in uso nell’antico Egitto, ma l’anno viene fatto iniziare a dicembre e non alla fine di agosto, come nella terra dei faraoni e mesi hanno una scansione diverse. Di conseguenza avremo la seguente successione:

I mese Thot, inizio 19 dicembre

II mese Paophi inizio 1 gennaio

III mese Athur (Athyr) 16 febbraio

IV mese Cojak (Khaoiak) 18 marzo

V mese Tyhi (Tybi) 19 aprile

VI mese Mechir (Mekhein) 16 maggio

VII mese Phemenot (Noth) 17 giugno

VIII mese Pharmuti (Pharmouthi) 14 luglio

IX mese Pachon (Pakhous) 12 agosto

X mese Payni (Psyrie) 21 settembre

XI mese Epiphi 20 ottobre

XII mese Meson (Mesori) 19 novembre

 

I giorni vengono indicati con un numero ordinale che indica la loro posizione nel mese, pertanto il giorno dell’Era volgare: 6 dicembre 2017 diventerà il XVIII giorno del mese di Meson dell’A:.V:.L:. 000.000.000. E’ ovvio che tale datazione dovrà essere accompagnata da quella dell’era volgare.

Oltre alla datazione dell’A:.V:.L:. il Rito di Misraïm adopera anche l’Annus Mundi (A:.M:.) che indica simbolicamente l’inizio della storia dell’uomo. In tal caso il computo dei giorni e dei mesi rimane invariato, mentre invece l’anno si ottiene sommando 3996 all’anno in corso dell’E:.V:.; ad esempio il 2017 diventerà A:.M:. 6013.

A titolo di curiosità, ricordiamo che in talune tradizioni del Rito di Memphis e Misraïm si suole sommare l’anno in corso con il 1292, data dell’incoronazione del faraone Ramses II; ad esempio il 2017 diventerà così il 3309.